L'anziano professore inclinò leggermente il capo per soppesare la vastità del pubblico al di sopra delle minuscole lenti circolari. Osservando l'Aula Magna gremita non poté trattenere un sorrisetto compiaciuto, mentre si schiariva la voce con un colpo di tosse. Qualche flash saettava già e dalla penombra di un corridoio laterale, come un elefante dalla nebbia, emergeva la sagoma di un'imponente cinepresa.
Sul telo avvolgibile accanto alla cattedra dell'oratore apparve l'immagine ingigantita di una pergamena.
- Questa, esimi colleghi, è la sensazionale scoperta che la mia troupe - lisciandosi la barba indicò quattro uomini e due donne in camice bianco - ha rinvenuto una settimana fa nei pressi dell'antica Babilonia.
Un tenue brusio si levò dalla platea, mentre qualcuno dalle file più lontane si sporgeva o si aggiustava gli occhiali per ghermirne i dettagli.
- Si tratta di un diario, per così dire, scritto da Alessandro Magno, il grandissimo conquistatore che come saprete in soli dodici anni estese il suo dominio a tutto l'impero Persiano, dall'Asia Minore all'Egitto, fino agli attuali Pakistan, Afghanistan e India. L'idioma è il greco, vado a tradurre.
Si schiarì di nuovo la voce e attaccò: - Mentre mi accingevo a pianificare una spedizione contro i Cossei, gli Dei mi rapirono e mi condussero a un'isola su cui si ergeva un monte a forma di testa di scimmia. Dovetti affrontare nemici che mai vidi prima d'ora: creature soprannaturali malefiche, dalle sembianza umane ma dai corpi luminosi e cangianti. Sparavano saette di luce come Giove scaglia il fulmine. La mia lancia e il mio arco erano misera cosa e se mi fu concesso di far ritorno in patria e aver salva la vita fu solo grazie all'aiuto del Dio-Lupo che mi ha affiancato in battaglia. Anche se le ferite che ho riportato non mi lasciano molto tempo, temo.
La platea iniziò a farsi rumorosa, i più si scambiavano occhiate perplesse o incredule.
- Vi prego signori, fatemi finire. Il bello deve ancora arrivare - ammonì gesticolando il vegliardo. Calò un silenzio carico d'attesa.
- La datazione al carbonio-14 ha fornito risultati eclatanti. Sono state rilevate due diverse varianti dell'isotopo, una risalente al trecentoventitré avanti Cristo, l'anno appunto della morte di Alessandro, e l'altra risalente invece al millesettecentoventiquattro dopo Cristo. Sì, avete capito bene. Osservate - disse poi zumando sulla pergamena - Due sole parole non sono in lingua greca, ecco: Jake Robinson. È un pirata inglese vissuto nel diciottesimo secolo che, secondo la leggenda, fu il primo licantropo nella storia d'Europa. Vedete qui, questo passaggio: Alessandro lo cita come Il migliore. Lo stesso epiteto che ricorrerà nel suo testamento.
- Vuole dire che sarebbe questo Jake il successore indicato da Alessandro in punto di morte e che nessuno seppe riconoscere? E' per questo che il suo impero si è sfaldato? - vociò uno spilungone con gli occhiali tendendo il più possibile la mano col microfono.
- Ritengo inoltre - riprese il professore - che il mistero sulle cause della morte di Alessandro si infittisca ulteriormente: non più malaria o avvelenamento o pancreatite da abuso di alcol... Fece una pausa, rivolse un sorriso benevolo agli astanti abbracciandoli con un gesto, poi continuò in tono suadente: - Pazientate amici miei, se volete conoscere la verità non vi resta che leggere qui: http://
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