Il costume
Si sentiva un pirata che frugava nella
stiva alla ricerca di un tesoro. Da cosa si sarebbe vestito: vampiro,
lupo mannaro? Dal piccolo oblò i lampi illuminavano a giorno la
soffitta, rivelando ragnatele nascoste. I rami più alti, sferzati
dal vento, grattavano la finestrella come dita rattrappite di una
vecchia megera. Andrea ispezionava gli scatoloni con una torcia, in
cerca dell'ispirazione. Vecchi abiti, pezzi di stoffa, guanti
spaiati, berretti bucati. Notò un piccolo scrigno. Soffiò via la
polvere e lo aprì. C'era una foto ingiallita di suo padre,
giovanissimo e a torso nudo accanto a un capo indiano; sul fondo una
benda consunta. La prese in mano. Gli occhi si incassarono nelle
orbite, la pelle si rattrappì; le ossa si frantumarono come biscotti
secchi finché risorse come un Golem di sabbia e polvere.
Le due zucche
Non sopportava la voce stridula della
madre.
“Sto facendo la zucca, mangio dopo,”
rispose Marco.
Suonarono alla porta.
“Ciao Marco,” era il vicino di
casa. “C'è tua mamma?”
“E' giù nel seminterrato, venga...”
Marco si inabissò nella penombra delle scale. L'anziano lo seguiva
riluttante.
“Mamma, c'è Paolo,” annunciò
Marco.
Il vecchietto sgranò gli occhi ed
esplose in un urlo disumano.
“Ciao Paolo, qual buon vento?” La
voce di Marco si era fatta stridula.
Il vicino si aggrappò allo stipite per
non cadere. Sul tavolo una testa di donna lo fissava dalle orbite
straziate, maciullate col coltello.
Il vecchio si lasciò scivolare lungo
il muro implorando. Marco aveva occhi da predatore. Ardenti.
“E' pronta la cena!” disse Marco
guardandosi nello specchio.
“Devo finire la zucca, te l'ho detto
mamma.”
“Ecco perché non hai amici e non
piaci a nessuno, rimarrai da s... Sta zittaaa! Guarda cosa mi hai
fatto fare!”
“Così hai un'altra zucca per
Halloween...”
“Hai ragione mamma!”
Racconti di paura
“Era la notte di Halloween, come oggi
e nel bosco si aggirava un mostro...” Sotto la tenda, al buio,
Marco raccontava, sul viso la luce spettrale di una torcia. Uno dei
suoi amici sospirò, gli altri tre erano congelati in un terrifico
silenzio.
“A un tratto sentirono un rumore
dietro i cespugli. Il più spavaldo andò a controllare e...”
“Si è fatto tardi, ragazzi.” La
madre di Marco irruppe in camera e accese la luce, rovinando sul più
bello tutto il divertimento.
I quattro ricacciarono indietro gli
urli, delusi ma anche un pochino sollevati.
“Dai Marco, è ora di cena, non
perdere tempo, ammazzali che poi devo cucinarli.”
Gli amici fissarono tutti Marco nello
stesso istante. Le sue fattezze stavano lentamente sfumando in
qualcos'altro. Qualcosa di bestiale, di primitivo. Di non umano. E si
alzarono grida, artigli lacerarono, sprizzarono sangue e interiora.
La madre di Marco sorrideva; le madri di quei quattro ragazzi,
ignare, addobbavano i giardini di sciocche zucche intagliate.
Che ne dite? 3.000 battute sono bastate a terrorizzarvi?!
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