Avete presente l'attimo che vi fa
trasalire? Come lo schiocco di una frusta o il gavettone del primo
agosto mentre ronfate sulla sdraio?
Quell'attimo per me furono i suoi
riccioli rossi e il guizzo furbo dei suoi incantevoli occhi celesti.
La sala lettura era deserta come al
solito. Mi voltai verso gli scaffali, per quanto permetteva il
torcicollo ormai perenne, e mi saltò agli occhi una sfilza di titoli
del tipo “L'amore..., Ti amo, La seduzione...”, e simili.
Non c'è niente di più potente di un
ricordo che riaffiora all'improvviso. Pensai a Proust e alla sua
madeleine, a quel senso di meraviglia travolgente, l'immaginazione
che galoppa fra castelli su laghi autunnali, mari verdi di boschi
sconfinati, nuvole candide in un azzurro surreale.
Ricordai il bianco splendente della
fiancata, senza scritte. Sonnecchiavo guardando fuori dal finestrino,
vagamente annoiato. Ero in gita scolastica, ma chissà dove.
La ruota enorme del suo pullman che
iniziava a girare, il sorriso di Viggia riflesso nel finestrino, e
poi lei!
Non vedo più tanto chiaro se mi volto
indietro a quelle profondità. Non è questione di memoria, quella è
ancora buona; penso si tratti più di mentalità, di atteggiamento.
Di cuore forse. Era un'altra vita. Non si cresce in linea retta, o
come la puntina che segue il solco sul vinile. Ti svegli di botto e
sei maturato. Un battito di ciglia: nasci a otto anni, scorrazzando
in bici sul ballatoio sotto casa, un secondo dopo stai zufolando Bach
con l'himalaya, all'esame di terza media; l'indomani la maturità
classica... e via! vorticando nel turbine degli studi universitari
sofferti e degli amori sconclusionati, fino all'istante in cui scrivi
a penna su un logoro block notes, nella biblioteca del tuo paese, in
un uggioso pomeriggio dicembrino.
Tante piccole esistenze in fila, ognuna
scalza la precedente. Scelte, biforcazioni, vite alternative
abortite. Fossati invasi dai rovi, brandelli di se e di ma
tra grovigli di spine. Il
congiuntivo imperfetto è molto più sensuale dell'indicativo
presente, molto più allettante.
Beate le particelle quantistiche, che
possono essere in due posti contemporaneamente! Il gattino di
Schroedinger rincorre giocando un gomitolone rosso e lappa beato una
ciotola traboccante di latte!
Ormai la frittata era fatta e non
riuscivo più a concentrarmi sul racconto che stavo scrivendo.
Una folgorazione: fece la faccia di chi
si ricorda qualcosa all'improvviso, come quando viene un'idea
brillantissima e ci si illumina tutti. E mi indicò dal finestrino,
come a dire: “ecco, sì, sei proprio tu il ragazzo che fa al caso
mio!”. Io e Viggiani ci guardammo perplessi.
La fissavo e lei continuava ad
additarmi, raggiante e in rapido allontanamento.
Autista, parti, svelto!
Inseguiamola!. Ma la nostra corriera non aveva neanche il motore
acceso. La vidi presto scomparire al primo incrocio, svoltò a destra
col semaforo già verde.
Portatile, block notes, penna, libro:
cacciai tutto alla rinfusa nello zaino, volai per due rampe di scale
e sgommai verso casa. Missione impossibile: rintracciarla su facebook
dopo quasi un quarto di secolo. Su internet ormai si trova chiunque
con una facilità impressionante, con parole chiave che farebbero
scompisciare Topo Gigio!
“Cosa c'è?”, mi chiede alzando lo
sguardo dal libro che sta leggendo, stesa sul divano.
Le sorrido e continuo a osservarla.
Indossa occhiali dall'elegante montatura bianca. Dietro le lenti
sottili l'azzurro dei suoi occhi è sempre intenso, come quella volta
che la guardavo allontanarsi, come il mare calmo oltre quel
parcheggio.
“Ti ricordi la prima volta che ci
siamo incontrati?”, le mormoro.
Mi sorride, chiude il libro e lo
appoggia sul tavolino in vetro; mi rifa la stessa espressione “I
Want You”, alla Zio Sam, avvicinandosi sbarazzina, e mi getta le
braccia al collo. Fuori dalla finestra il prato all'inglese freme
sotto una leggera brezza, baciato dal sole. Secchielli e macchinine
sono di nuovo disseminati vicino alla casetta in legno, dove Fido
dorme beato. Chiudo gli occhi mentre affondo la mano nei ricci
vaporosi, aspettando il contatto sublime con le sue labbra...
Sì... tutto questo forse in un
universo parallelo, a proposito di particelle quantistiche... Il
futuro del me stesso che sta scrivendo questo racconto ha preso
tutt'altra direzione. Ecco come andò.
Il monitor era passato in stand-by, e
io lo fissavo, il mento appoggiato sulle mani a coppa. Vabbeh, era
stupido avvilirsi. Cosa speravo? D'accordo sull'onnipresenza della
Rete che tutto permea e ingloba, ma non sapevo né il nome, né il
cognome, né la località, né l'anno, né un cavolo di scritta per
risalire alla società dei pullman, boh, una targa... cosa potevo
cercare: “ragazza riccia rossa occhi azzurri pullman gita
ginnasio”?!
Era troppo anche per Internet. Non
c'era social network che tenesse. Anzi, rasentavo la follia.
D'improvviso scattai come quella volta
al finestrino e anche io mi illuminai per un'idea.
Scorrevo freneticamente la rubrica.
Chissà se avevo il numero. Dopo il liceo ci eravamo persi, era
passata una vita. Una di quelle mini-vite che ci fanno avanzare a
piccoli passi verso la saggezza. Sì, ce l'avevo! Sul display una
freccia lampeggiava in direzione di “Viggiani”.
“Ciao Viggia...”, qualche
convenevole d'obbligo, finché: “ Ti ricordi per caso quella
ragazza che ci indicava dall'altro pullman, in gita, al liceo? Al
ginnasio forse... ci ripensavo: che eravamo fermi nel parcheggio e
lei ci ha indicato... non è che ti ricordi un particolare, la targa
del pullman, di che scuola era, boh... è assurdo lo so, ma giusto
così... provo a ravanare su facebook... dove eravamo poi?”
Silenzio, solo un lieve fruscio.
“A Taormina, in quarta ginnasio”.
La risposta rimase come sospesa.
Di nuovo silenzio. Iniziava a salirmi
un po' di imbarazzo. Sentii Viggia sorridere.
“Ma fai davvero?”, mi disse.
Cazzo. Sbarrai gli occhi. Non era
possibile. Che figura! Ritiro tutto quello che ho detto sulla
memoria: alla soglia dei quaranta inizia a fare cilecca. Era sua
moglie. La ragazza rossa.
“Te la passo?”, adesso Viggia
rideva sguaiatamente.
“No, no, dai...”, ridevamo come due
cretini. Io di sicuro più cretino di lui.
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