giovedì 12 febbraio 2015

Esercizi in biblioteca

Ieri pomeriggio ero in biblioteca cercando l'ispirazione per un nuovo racconto. Visto che non mi veniva nulla, per non etichettare la giornata come sprecata ho scritto una poesiola sul mio gruppo di teatro (che ho messo su facebook) e questo raccontino:


Il ragazzo uscì di casa, leggero e felice al pensiero di rivederla. Notò che il cielo era di uno strano colore e sentì nell'aria come un profumo d'attesa. Piovvero minuscoli trucioli nerastri, dopodiché il cielo si tinse di un azzurro luminoso. Sorrise e continuò per la sua strada, finché non giunse a un incrocio. Un semaforo spento penzolava al centro dell'orizzonte, non passava nessuna macchina. Attese qualche istante ma non accadde nulla. Allora guardò di nuovo verso i nuvoloni che campeggiavano come succulente meringhe. Spinse lo sguardo ancora più su finché non incappò in quello dello scrittore.
- Be'...? - lo apostrofò con fare scherzoso.
Lo scrittore aggrottò le sopracciglia rigirandosi la matita in una mano e tamburellando sul tavolo con le dita dell'altra. Era solo in biblioteca quel pomeriggio, come spesso accadeva. Balenò un lampo d'ingegno e la Faber-Castell riprese a graffiare i quadretti.
Al giovane apparve una simpatica segnaletica in legno. Una freccia indicava «Centro», l'altra diceva «Parco» e c'era dipinto un gruppo di alberi. Prese a passo spedito per il parco, inebriato dall'immagine di lei che gli sorrideva, i capelli color grano e quelle fossette adorabili.
- Scusi... - Lo scrittore alzò gli occhi dal foglio. Se una donna gli dava del «lei» provava sempre un certo fastidio. Quando la riconobbe quello «scusi» lo gettò ancora di più nell'imbarazzo e nella confusione. Era proprio come l'aveva sempre immaginata. Cappottino e berretto rossi, graziosamente abbinati e due incantevoli occhi chiari dietro le lenti chic.
- Avevo appuntamento col mio ragazzo al parco, lo aspetto da un'ora ma ancora non si vede, - si giustificò la fanciulla ravviandosi i fluenti capelli color grano.
- Ah, ho capito, - farfugliò lo scrittore. - Un secondo, rimedio subito. - E riprese a scrivere. La fanciulla sorrise, prima di scomparire: era davvero un amore con quelle fossette.

Arrivarono le sette, ora di chiusura. Lo scrittore raccolse il block-notes, la matita, il cellulare, il copione teatrale che si era portato dietro per ripassare e infilò tutto nello zaino. Si intabarrò nel giubbotto, calzò i guanti e prese anche lui a piedi. E anche lui si sentiva leggero e felice.

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