martedì 13 novembre 2012

Il potere del rosmarino

Lo sguardo passava dal globo alle finestre, dal globo alla porta: non riusciva proprio a capacitarsi da dove l'avessero fatto passare... Per un attimo il fascino e l'enigma del mappamondo riuscirono a distrarlo. Il bibliotecario in piedi davanti a lui lo scrutava da dietro le spesse lenti aspettando una risposta.
“Concupisco con pervicacia il rosso e il blu di Stendhal”, esclamò perentorio.
Il suo interlocutore si lisciò i baffetti castani e fece un breve cenno di assenso.
“Ecco”, bisbigliò porgendogli un foglietto piegato in quattro e guardandosi attorno con circospezione.
Se lo infilò in tasca e a passo spedito scese verso la sala di lettura. Lungo il tragitto arpionò un volume a caso dagli scaffali aperti e si accomodò in un angolo. Abbassò le lenti scure e ispezionò furtivamente la stanza. Al suo tavolo non c'era nessuno. Più avanti un gruppetto di studenti pigiava sui portatili, ridacchiando di tanto in tanto sottovoce. Nessuna persona sospetta. Anche se, non essendo del mestiere, non era affatto sicuro di saperne riconoscere, quand'anche ce ne fossero. Sentiva il cuore andargli a mille. Fece un respiro profondo e appoggiò il libro sul tavolo.
Per la prima volta da quando aveva inforcato l'ingresso della biblioteca “Romolo Spezioli” fingendo sicurezza, si concentrò su se stesso. Fece scorrere lo sguardo sulle pareti, sulla rete metallica che faceva tanto pollaio e provò un disagio profondo. Si sentì fuori posto come mai prima d'ora.
Ma che ci faceva lì? Come gli era venuto in mente? Aveva persino comprato un completo nero con tanto di cravatta e scarpe abbinate. Ma la cosa più pazzesca è che aveva fatto più di centotrenta chilometri per arrivare lì. Lì dove l'aveva indirizzato quella surreale telefonata.
Anzi, intercettazione ad essere precisi. Il ricordo gli balenò vivido alla mente, si sentì mancare. Stava parlando col suo amico Giorgio quando si intromise quello strisciante brusio che via via si fece parola.
“Allora Giorgio alle nove al biliardo, poi facciamo le squadre per il torneo, ma gioca anche...”, bssss, bssss, “ci sei ancora? Giorgio...?”, bssss, bssss, “...blioteca Romolo Spezioli di Fermo, domani sedici e trenta..., bssss, bssss”. Era una voce bassa e tagliente.
“Pronto Giorgio... non ti sento... Giorgio...”, bssss, bssss, “sala del mappamondo... bssss bssss.... rola ordine... bssss bssss”.
Aprì il libro. Notò che gli era capitato “Il postino suona sempre due volte”. Sorrise amaramente: aveva visto il film, non c'era lieto fine.
Dispiegò il foglietto sopra il libro. Era una formula. Una concatenazione astrusa di elementi chimici. A colpo d'occhio colse il sodio, l'ossigeno e l'idrogeno: reminiscenze delle superiori. C'erano varie addizioni e sottrazioni e valori in percentuale.
Quantità di concentrazioni, probabilmente.
Poi ebbe un sussulto.
Evidenziati in rosso in quel marasma spiccavano due termini che conosceva bene.
Era l'ingrediente segreto della bevanda più famosa del pianeta!
Udì un tramestio dal piano superiore e poco dopo intravvide oltre la porta il bibliotecario coi baffetti. Discuteva animatamente con un energumeno calvo che indossava un completo identico al suo, ma di diverse taglie più grande. Il bibliotecario gesticolava agitato come chi cerca di giustificarsi per aver perso qualcosa e teme di perdere qualcos'altro di ben più importante. Tutti e due gettavano occhiate fulminee per la stanza. Il gigante pelato era una maschera di cera. Faceva paura. Il classico tipo capace di metter su la cuccuma, spezzare il collo del suo ospite e sorseggiare beatamente il caffè senza fare una piega.
Come li vide entrare in un'altra stanza sgattaiolò fuori e corse a perdifiato alla macchina. Aveva parcheggiato a pagamento poco distante, lungo le mura.
Partì senza sgommare, un occhio sempre incollato al retrovisore. Imboccò l'autostrada in un assolato pomeriggio di fine ottobre. Due spari echeggiarono e In Piazza del Popolo la gente si disperse fra grida di terrore.
Se avesse tardato appena cinque minuti avrebbe sentito il frastuono delle sirene e lo stridio delle gomme e avrebbe visto dieci agenti in tenuta antisommossa fare irruzione nella biblioteca.
Se avesse comprato il giornale il giorno dopo avrebbe letto del cadavere dietro l'orologio, al piano più alto della biblioteca.
Ma lui era a tutt'altre latitudini. Sbandonato sulla sdraio a bordo piscina sorrideva allo splendore del panorama tropicale, dalla sua villa principesca a strapiombo sul mare. Il suo elicottero personale atterrando gli scompigliò furiosamente i capelli. Lui continuava a sorridere, in accappatoio, sorseggiando un mohito e accarezzando il rametto di rosmarino che da quel giorno epocale, il giorno del ricatto, portava sempre nel taschino. Di qualsiasi maglietta, camicia, giacca, cappotto, vestaglia, soprabito, pigiama o accappatoio.

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