venerdì 4 dicembre 2015

31

Parma, 2012

I cadaveri erano stati coperti e la zona transennata di nastro giallo. La folla di perditempo aumentava di minuto in minuto.
Gli agenti del RIS, allertati vista la «bizzarria» del caso, repertavano la scena prelevando le tracce ematiche e accertando la temperatura del fegato per risalire all'ora della morte.
Il commissario Bianchini camminava nervosamente avanti e indietro fumando una sigaretta dietro l'altra, come se affrettare un cancro ai polmoni servisse a convincerlo di quello che aveva appena visto.
Cinque gemelli. Possibile? Forse ma molto improbabile. Uccisi e ammucchiati tutti insieme? Troppo strano. Un serial killer specializzato. Ma i vestiti? Quello no, quello era incredibile. Vestiti tutti uguali: e fin qui...
Finché non aveva osservato più attentamente. Gli strappi e le macchie sui jeans; e quella chiazza sul colletto della camicia: identici. Tutti negli stessi punti, in tutti e cinque i corpi! Ai confini della realtà. Colpiti al petto o alla testa, un colpo per uno. Niente bossoli, quindi o l'assassino li aveva raccolti o aveva un revolver.
Niente documenti. Ai polsi il segno dell'orologio: una rapina finita male?

Intanto fra la miriade di cellulari che scattavano foto, scrivevano sui social e lanciavano nell'etere chiamate o sms, uno smartphone di ultima generazione all'orecchio di un signore distinto avrebbe meritato una provvidenziale intercettazione ambientale: - Sono Jones. Ho trovato uno dei ragazzi. E' qui a Parma.

Una settimana dopo...

- Commissario, sono arrivati i risultati della Scientifica, - tagliò corto l'agente inforcando subito l'uscita.
Bianchini consultava il dossier ricostruendo mentalmente la dinamica dell'accaduto.
Due tipi di sangue: uno appartiene a Franco Forti, ventotto anni, piccolo spacciatore; già in carcere per rapina e aggressione. Rapina allora, come pensavo. E' rimasto ferito. Ma da chi? Le cartucce estratte dalle vittime sono per un revolver 38 special. Come quello usato da Forti nel furto alla farmacia di due anni fa; alla conta manca un proiettile. Vediamo adesso le vittime: DNA uguale, gemelli quindi. Non schedati, mannaggia... uhm... e questo che vuol dire?
- Gelsomini! - tuonò dalla scrivania. La recluta entrò di filata, solerte e un po' impacciato come al solito. In più di un'occasione si era rivelato prezioso per le sue lauree in chimica e biologia e questo gli aveva fatto conquistare la stima e la fiducia dei superiori. Il commissario gli porse il fax, lui si aggiustò gli occhiali e prese a scrutarlo.
- Le ultime due righe, - lo indirizzò Bianchini.
Gelsomini contrasse leggermente le labbra, rimanendo assorto nella lettura. Alla fine sentenziò:
- I cinque campioni di DNA delle vittime, tutti identici, presentano... delle sequenze anomale.
- Quindi? Che significa?
Gelsomini tentennava. Il commissario lo fissava perplesso.
- In pratica signore... non saprei come... magari hanno sbagliato...
- Cosa?
- Quelle sequenze. Dalle analisi risultano «non umane».


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