martedì 4 settembre 2012

L'UOMO CHE CAMMINAVA ALL'INDIETRO

La testa d'aquila bucava sghignazzante le nubi vaporose, calzando il logoro berretto da aviatore e reggendo nel becco l'elica gialla e rossa. Dietro il piccolo parabrezza il vecchio esploratore si godeva il vento in faccia, coi lunghi baffi che svolazzavano all'impazzata. Ripensava a quella storia e sognava di chiudere in bellezza la sua carriera. Il cielo era terso e il biplano vibrava vigorosamente, sobbalzando di tanto in tanto. Gliene aveva parlato un indigeno delle isole Andamane, una notte durante la stagione secca, mentre aspettavano che il varano si cuocesse sullo spiedo. Lì per lì non ci aveva dato peso, finché non aveva sognato di camminare all'indietro vestito come un re, con una cascata di gioielli che lo andavano ricoprendo dai piedi in su.
Eccolo! L'atollo si stagliava come una goccia grigia nell'oceano turchino. Sembrava un otto disteso orizzontalmente, macchiato qua e là di lussureggiante vegetazione e cristallini specchi d'acqua. Lo vide mentre planava e atterrò fortunosamente su una radura ad una cinquantina di metri. Gli si avvicinò agitando lentamente le braccia. Il bambino continuava a camminare in cerchio all'indietro, senza prestargli la minima attenzione. Man mano che si avvicinava notava i tatuaggi bianchi e farinosi sulla pelle d'ebano, gli occhi scurissimi e profondi, i capelli ricci e crespi.
Ciao”, l'esploratore sorridendo gli posò una mano sulla spalla.
Di colpo il ragazzino si fermò e lo fissò esterrefatto e terrorizzato. Il volto di fanciullo si trasfigurò in quello di un centenario decrepito. Si levò un vento terribile, che divenne subito tempesta. La terra iniziò a tremare sempre più forte. Un muro gigantesco di polvere e fuoco avanzava dall'orizzonte divorando ogni cosa.

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