martedì 4 settembre 2012

VITA DA TESTER

Nel buio della stanza si accorse del display che lampeggiava. Mise in pausa e lasciò cadere il joypad sul letto. Sul plasma da cinquanta pollici campeggiava un'accecante esplosione e tutto intorno, congelati, soldati coi mitra spianati e carri armati fra macerie fumanti. Vide che era Marco, ci pensò un attimo e poi rifiutò la chiamata. Riprese a battere frenetico i pulsanti e la camera risuonò del fragore della bombe e del sibilo dei proiettili. Un countdown sinistramente rosso lo avvisò che lo stavano colpendo, ma non capiva da dove. Lanciò due granate a casaccio. Assieme ad un cuore sanguinante pulsava il numero 5 a caratteri cubitali. Premette di nuovo la P per pausa e con la coda dell'occhio sbirciò i due foglietti stropicciati che teneva sulle ginocchia. Gli sviluppatori gli avevano dato i codici di tutti i trucchi. Si alzò e fece qualche passo accanto al letto, per sgranchirsi le gambe. La radiosveglia sul comò segnava le otto e mezza: giocava da sei ore. Agitò le mani e ruotò un po' i polsi. Percorse flemmatico i pochi metri che lo separavano dal frigorifero e tornò con l'ennesima Red Bull. A razzo schiacciò P e poi T (per i trucchi), quindi digitò HEALTH: era salvo e di nuovo con l'energia vitale al massimo. Il cecchino che lo stava massacrando era appostato su un tetto alla sua sinistra: un razzo RPG e passi la paura. Seppur a malincuore fu costretto a rimettere in pausa: sul monitor del PC di fianco a quello dell' X-Box l'icona verde con la spunta bianca si era animata di un nuovo messaggio. Il computer fisso era acceso ventiquattr'ore su ventiquattro, con aperti Gmail, Facebook, Windows Live e Skype appunto. Era ancora Marco, questa volta non poteva evitarlo.
Ciao vecchio, ci vediamo al circolo alle 22,30 poi andiamo a fare un giro al mare. C'è anche Sara...”, e qui aveva aggiunto una faccina che sghignazza beffarda.
No, non vengo, devo finire di testare un gioco”
Erotico?” (due faccine beffarde più una che si rotola dalle risate)
Uno sparatutto. Non posso dirti il titolo, ancora deve uscire...”
Figo?”
Bah, roba già vista più o meno”
Allora non esci? Vieni dai! Sara ha chiesto di te...” (tre cuoricini lampeggianti)
No, non posso, alla prossima... ciao”
Gli era venuta un po' di fame, era più tardi del solito. Ennesima visita al frigo e si ritrovò seduto sul letto con un culo di salame in una mano e una rosetta sbocconcellata nell'altra. Quando aveva accettato quel lavoro non avrebbe certo immaginato che sarebbe finita così. Erano già passati cinque anni, volati. Non avrebbe mai pensato che i videogiochi avrebbero potuto annoiarlo. Se lo figurava come un lavoro da sogno, tipo fare il pilota, l'attore, il calciatore, l'astronauta.
Mosse stancamente lo sguardo per la stanza, sulla carta da parati lacera e scolorita, sulle pile di libri e di fogli accatastati a terra, sulla moquette arancione piena di macchie e disseminata di vecchi cartoni per la pizza. La penombra, giallognola per la luce della vecchia abat-jour, era densa di fumo e polvere. Mandò giù l'ultimo boccone di salame e scolò la Red Bull facendo tintinnare la lattina vuota. Riprese stancamente il joypad e continuò a giocare con un'aria insolitamente assente.

L'indomani mattina si aggirava tra gli scaffali e le mensole lunghissime del negozio. Ci era cresciuto lì dentro, per così dire. Da lì veniva il Commodore 16 che gli avevano regalato per la comunione, quindi era stata la volta del 64 e poi ancora del 128, comprese le centinaia di cassette dei rispettivi giochi. Da qualche mese però aveva un'altra ragione per andarci molto spesso.
Fingendo di interessarsi alla giapponesina dai capelli blu che ammiccava dalla custodia di un titolo manga, sbirciava Sara alla cassa che si annoiava e si arricciava al dito i lunghi capelli biondi, sbadigliando di tanto in tanto. Il negozio era deserto. Oltre a lui c'era solo un vecchietto col nipotino pestifero che da mezz'ora lo supplicava frignando di comprargli il nuovo Fifa 2012.
Nostalgia dei vecchi tempi?”, gli sorrise Sara osservando curiosa il dvd sul nastro trasportatore.
Ho un vecchio Pentium 4 che uso solo per il Mame, ci faccio girare tutti i giochi dei cabinati, li ho tutti, dai primi anni settanta”, bisbigliò in fretta Andrea senza staccare gli occhi dal gigantesco Pac-Man che scorreva verso il registratore di cassa.
Non sei venuto ieri sera...”, fece Sara con tono malizioso.
... No, dovevo lavorare, devo testare due videogiochi per fine mese e sono molto indietro”
Ah... ho capito”, sussurrò Sara facendo cadere la conversazione.
Si divertiva molto a metterlo in imbarazzo. Le piaceva la sua timidezza.
Quattordici e novanta”, esclamò qualche attimo dopo con voce squillante.
Andrea armeggiò nel borsellino, posando gli occhi scuri su quelli azzurri di lei.
Abbiamo mangiato una pizza al Magic e poi siamo andati a fare un giro a Riccione. Ci siamo divertiti, c'eravamo tutti, potevi venire...”, gli sorrise Sara.
... Avevo da fare... i giochi...”, farfugliò consegnandole le due banconote.
Era sempre un'emozione fortissima quando le sfiorava la mano e Andrea continuava a guardare basso battendo nervosamente il piede sinistro.
Vabbeh, allora ciao, alla prossima”, disse Sara in tono sdolcinato.
Andrea inforcò la porta agitatissimo e girò l'angolo quasi di corsa, non accorgendosi affatto di Sara che da dietro la vetrata si sbracciava indicandogli il videogioco e il resto.

Il vicolo di fronte era sferzato dalla pioggia battente. Folate improvvise di vento sbattevano scrosci d'acqua sulle vetrate dell'ingresso. Era un sabato sera perfetto per il cinema e tantissime coppiette prendevano d'assalto le biglietterie. Andrea come al solito era stato previdente, non si era ridotto all'ultimo minuto, e aspettava in disparte coi due biglietti pronti nel portafoglio. Sarebbe dovuta arrivare già da un quarto d'ora, iniziava ad essere un po' nervoso. Comunque mancavano ancora dieci minuti all'inizio del film, senza contare tutta la pubblicità. Le donne poi si sa che si fanno sempre un po' attendere, non era il caso di essere troppo pignoli.
Cinque minuti. Si aggirava nervosamente nell'ingresso, a piccoli passi. Scrutava tra la folla alla ricerca di una chioma bionda, di tanto in tanto buttava un occhio alle scale che salivano al piano di sopra, dove c'erano le sei sale. Un clacson lo fece trasalire e gli sembrò che qualcuno lo stesse salutando da una 147 rossa che sfrecciava di fuori. Calciò una lattina di Coca e si mise a sedere sulla panchina di fianco al distributore di bibite e snack. La sala era quasi deserta. Gli ultimi ritardatari si affrettavano alla spicciolata su per le scale, coi biglietti in vista per farseli strappare. Spezzoni di battute e stralci di musiche giungevano flebili dal piano superiore. L'ultima cassiera rimasta gli rivolse un mezzo sorriso spento prima di abbassare la saracinesca e chiudere le luci.

Irruppe nella sua stanza spalancando la porta con un calcio. Cacciò un urlo, scaraventò contro il muro il borsello e rovesciò a terra tutti i libri della mensola più bassa, rischiando di mandare in frantumi il monitor del PC. Si sedette sul letto e rimase al buio, coi due biglietti in mano. Fece un lungo sospiro, strappò i biglietti e sfiorò il mouse. Lo schermo si riattivò. Aveva lasciata aperta una sessione di The Sims, l'altro videogioco che gli avevano dato da provare. Era una festa in piscina, con omini e donnine di pixel che chiacchieravano e scherzavano tra drink e stuzzichini. In primo piano una bionda in bikini con accanto la scritta “Allora ci vediamo al cinema alle dieci. A stasera!”
Andrea aprì la chat e digitò: “Perché mi hai dato buca, Sara??”
L'avatar continuava tranquillamente a fissarlo coi grandi occhi azzurri.
Vaffanculo! Stronza!”, scrisse Andrea in maiuscolo, battendo i pugni così forte sulla scrivania che fece sussultare la tastiera.

Lo gnomo si stava scagliando contro il drago a tre teste brandendo la lunga ascia, quando il possente guerriero vichingo dalle lunghissime trecce bionde intimò lo stop, congelando la battaglia incipiente.
Oh, ieri ho visto Andrea al cinema”, disse Alex togliendosi cuffie e microfono, rivolto alla Gilda.
Con chi era?”, chiese Sara con un pizzico di apprensione.
Sei gelosa?”, la canzonò Alex.
Così per sapere...”, si schermì Sara, “è un sacco che non lo vedo. Non passa nemmeno più al negozio. Con voi si è fatto sentire ultimamente?”
I cinque scossero la testa all'unisono, scambiandosi occhiate perplesse.
Era da solo”, continuò Alex, “dalla faccia non mi ha riconosciuto... mi pareva un po'... boh... tonto... stranito...”
Come sempre”, scherzarono in coro Marco e Silvia stretti nella poltrona alla sua destra.
Sara sorrise, anche se un po' tristemente.
Ho provato a chiamarlo tre volte oggi, ma mi ha sempre chiuso il telefono. Gli ho mandato un sms per chiedere se qualcosa non andava ma ancora non ha risposto”, fece Sara sporgendosi a prendere una manciata di popcorn dal tavolino in vetro.
Lunedì dovevamo andare al poligono, ma a casa non l'ho trovato”, disse Marco, “credevo di beccarlo qui stasera e invece... tu Stefy l'hai visto?”
Stefano si dondolava sulla sedia. Era il più eccentrico della squadra, appollaiato su quel trabiccolo di vimini. Nessuno capiva come potesse non starci scomodo, ma ogni volta che si vedevano a casa di Alex per giocare, tutti i giovedì sera, non voleva mai stare sul divano. Conosceva Andrea meglio di tutti, erano sempre andati a scuola insieme, dalle elementari fino alla laurea in Ingegneria Informatica a Bologna. Si può dire che fosse il suo migliore amico.
No, anche io è un pezzo che non lo sento. Doveva farmi vedere un dvd di retrogames che aveva comprato ma quella sera poi non mi ha più chiamato. Il giorno dopo ho trovato un messaggio su Facebook che diceva che stava poco bene, aveva mal di testa e non gli andava di giocare col computer. Non sono stato a stressarlo più di tanto, col lavoro che fa poi... so che ha molto da fare, deve consegnare due relazioni ed è parecchio indietro, mi diceva...”
Vabbeh dai, continuiamo!”, esclamò Alex sbloccando la partita. Il mago di Silvia lanciò una gigantesca palla di fuoco contro il mostro, tutti si reinfilarono in fretta le cuffie e ripresero ad armeggiare forsennatamente sui controller.

Coi gomiti appoggiati sulla scrivania e il mento fra le mani Andrea fissava lo schermo con un ghigno beffardo. Aveva spostato tutti i Sims in piscina e aveva rimosso tutte le scalette. Da più di un'ora si compiaceva di quella prigione, di quella forzata immobilità. Come quando a Rockman riusciva a imprigionare i cattivi rosa fra i massi. In particolare fissava la bionda traditrice, in mezzo al marasma di capigliature.
Divertiti pure, in piscina, con tutti i tuoi amici, stronza! Fai con comodo, hai un'eternità!”, bisbigliò facendo scorrere la sedia e accendendo la console con un guizzo del braccio. Mentre Sara e i suoi amichetti se la spassavano in piscina lui doveva continuare a lavorare sullo sparatutto. La volta scorsa si era liberato di quel fastidioso cecchino e aveva completato il livello raggiungendo l'elicottero che lo attendeva al punto di raccolta. Ora assieme a due commilitoni comandati dalla CPU si librava in volo sulle macerie fumanti e atterrava su una portaerei al largo di un'isola.
Salvò subito all'inizio del nuovo livello e svuotò il caricatore sui compagni che lo precedevano. Sentì un brivido perverso nel vederli accasciarsi ai suoi piedi. Game Over, aveva perso. Non poteva ucciderli. In quella missione non era tollerato fuoco amico. Ricominciò la partita. Cambiò arma: ripose il mitra e prese il coltello. Si avventò sugli alleati e li finì con svariate pugnalate alla schiena. Ancora da capo. Dopo qualche passo lanciò una granata uccidendo i soliti due e facendosi saltare la testa. Di nuovo Game over; Vuoi giocare ancora?: SI/NO... SI.
Fiigooo!”, sussurrava sorridendo. Sempre la stessa storia. Uccideva i compagni provando tutto l'arsenale a disposizione o si buttava in mare e annegava. La cosa sembrava non stancarlo mai e divertirlo ogni volta. Andò avanti così per un'ora buona, finché dall'altro monitor qualcuno non lo chiamò ancora su Skype.
Marco... che cacchio vuole adesso?”, bofonchiò con disprezzo raccogliendo un trancio di pizza da un cartone sulla moquette.
Accanto all'icona di Super Mario la scritta: “Vieni domani al poligono? E' un pezzo che non ci si vede... hanno messo le nuove linee di tiro a cento metri, che figata! Dai, ti sfido!”
Fanculo”, sbottò Andrea chiudendo l'applicazione e mettendo a tutto schermo il gioco dei Sims, con la piscina tristemente gremita di gente e nessun'altra attività.
Ciao ciao Marco”, salutò Andrea puntando col dito una testa mora nell'angolo della piscina.
Bene, adesso torniamo alla guerra, se no non faccio in tempo a finirlo”. Si alzò di scatto, andò all'armadio e prese dalla custodia la sua carabina calibro ventidue. Inserì il caricatore da cinque colpi e spinse l'otturatore a fine corsa. Stava per aprire la porta quando il campanello lo colse in contropiede.
Sara lo guardava perplessa. “Il poligono non è chiuso a quest'ora?”
Andrea non capiva. Seguì lo sguardo di lei sull'arma. Balbettò qualcosa.
Dove vai? Disturbo per caso?”, gli chiese esitante.
Andrea sgranò gli occhi. Guardava il fucile che reggeva nella mano destra come fosse una cosa sconosciuta.
Ehi... ci sei?”, scherzò Sara agitandogli una mano davanti al viso.
Devo finire il videogioco... stavo andando a finire...”, sussurrò Andrea. Gli sembrava che quelle parole non venissero da lui. Come un lampo colse un bagliore di paura negli occhi di Sara e di colpo si sentì svuotato. Poi fu tutto chiaro.
Ciao, scusa, entra pure”, disse Andrea con voce squillante, “stavo pulendo la carabina. E' molto che non la uso, Marco mi ha chiesto se vado al poligono e così la pulivo. Vieni vieni, prego!”
Fece strada dal cortissimo corridoio fino in camera. Un po' imbarazzato accese la luce.
Ehm... siediti sul letto... fa come fossi a casa tua”, disse sforzandosi di nascondere l'imbarazzo.
Sara si destreggiò a fatica tra i libri, le risme di fogli e i pezzi smangiucchiati di pizza.
Casa mia è un po' meno in disordine, per fortuna!”, sorrise Sara, “se riduco la mia stanza così mia madre mi strangola!”
Scusa... è un disastro... sono un po' incasinato ultimamente...”, disse Andrea sedendosi accanto a lei.
Molto lavoro?”
Esatto”, fece Andrea, “devo testare due videogiochi per la fine del mese e sono ancora in alto mare... non so se ce la faccio...”
Quali sono?”, chiese Sara
Eccoli”, disse Andrea indicando i due monitor sulla scrivania.
Quelli di guerra non mi piacciono! Quest'altro cos'è?”
E' il nuovo The Sims
C'è una riunione in piscina?”, chiese Sara scoppiando a ridere, “che cacchio combini??”
No...”, abbozzò Andrea, “faccio delle prove, sai... devo scoprire possibili bug, devo ricreare anche situazioni assurde...”
Sì, ho visto!”, fece Sara. “Ah... ha detto Alex che ieri ti ha sgamato al cinema. E' passato con la macchina, ti ha salutato, ma tu non l'hai riconosciuto. Cosa andavi a vedere?”
Si è sbagliato, non ero io. Questa settimana sono stato sempre a casa a giocare... a lavorare cioè...”, sorrise Andrea.
Hai poi giocato col dvd che hai preso da me quella volta?”, chiese Sara.
No, ancora non ho avuto tempo...”
Per poco non lo lasciavi in negozio, ti ricordi?”, ammiccò la ragazza.
Si, che cretino...”, sorrise Andrea.
Capita dai... ah... visto che non eri tu... ti andrebbe di andare al cinema sabato?”, buttò lì Sara
A vedere cosa?”
Pensavo a Biancaneve e il cacciatore ma se no vediamo lì per lì, se non ti piace...”
No, va bene. Ok, allora, vada per sabato!”, disse Andrea.

Doveva rimettersi all'opera. La pausa era finita. Il tempo stringeva, mancavano due giorni. Aveva finito la relazione su The Sims, rimaneva Call of Duty. Si alzò di scatto dal letto e prese la carabina dall'armadio. Uscì di casa. Il cielo era plumbeo, la strada deserta all'imbrunire. Il suo vicino, uno scapolo sulla cinquantina basso e tracagnotto, attraversava il giardino col barboncino al guinzaglio per il solito giretto serale.
Ciao Andrea”, lo apostrofò passandogli accanto sul marciapiede. Il giovane imbracciò il fucile senza profferire parola e lo puntò sulla faccia dell'uomo, mentre il cagnolino faceva un chiasso del diavolo. Si svegliò di soprassalto, per poco non cadde dalla sdraio.
Ehi... tutto bene?... Hai avuto un incubo...”, Sara gli sorrideva stesa su un lettino. Il bikini fucsia esaltava la splendida carnagione dorata, era davvero sensuale.
Andrea guardava ansimando il placido mare turchino. Si abbandonò all'indietro sulla sdraio, chiuse gli occhi e si lasciò investire dal sole.
Sara gli passò teneramente una mano fra i capelli. “...Passato?”, gli chiese.
Ho sognato che sparavo al mio vicino... ero andato fuori di testa”, fece Andrea.
Per quel videogioco”, pensò. E si ricordò di quella volta. Di come forse l'avesse salvato proprio Sara. Il cielo era terso, un gabbiano garrì passando sulle loro teste.
Hai fatto bene, è davvero antipatico quel ciccione! Tutte le volte che venivo da te non salutava mai, mi guardava sempre storto. E quel suo... topo-pecora ringhiava sempre quando provavo a accarezzarlo... è proprio vero... i padroni assomigliano ai loro cani!”, sorrise Sara.
Era invidioso che avessi una ragazza così bella!”, esclamò Andrea scoccandole un bacio sulla guancia. Sara rise forte.
Hai avuto davvero una splendida idea, sai!”, disse Andrea, “mi ci voleva proprio questa vacanza. Avevo bisogno di staccare. Ero messo male. Per fortuna alla fine sono riuscito a finire il lavoro su quei due giochi, temevo proprio di non farcela!”
Si, ma adesso non ti voglio più sentir parlare di quella roba. Adesso solo due settimane di completo relax. Solo io, te e il mare. Basta computer, console, internet, cellulare e cazzate simili... basta!”, disse Sara buttandogli le braccia al collo.
Eggià!”, sorrise Andrea baciandola leggero sulle labbra. “Basta!”, prese il cellulare dallo zaino ai piedi della sdraio e lo scaraventò all'orizzonte. Un piccolissimo sbuffo bianco increspò le onde calmissime.
E dai, ma sei scemo!”, rise Sara dandogli un buffetto sulla fronte.
Si, sono fuori di testa, lo sai...”, urlò prendendola in braccio con foga e precipitandosi a riva sulla sabbia cocente.

2 commenti:

  1. Bellissimo!!! :-)
    Continua così Salva.

    Cate

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  2. Ciao Cate!!! Fortuna te: sei la PRIMA nonchè l'UNICA ad aver inserito un commento: grazie mille!!! Sono contento ti sia piaciuto... adesso è un periodo di magra quanto ad ispirazione...; almeno ho dei concorsi in scadenza, il soggetto a cui pensare me lo danno loro, ma da qualche giorno è il buio creativo... :-)

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